Da dove cominciamo… dalle 45 rapide, dalle 2 giornate di sole promesse da tutti i meteo

(che a Valstagna i ragazzi erano in maniche corte e da noi l’aria pelava…) dagli 8 + 4 km. di fiume (che in realtà erano ben 15… Moreno c’ha il metro corto, come i 3,5 km. per arrivare alle terme di Petriolo a piedi… 3,5 Eeeeh, seee!!! Hanno esclamato le maratonete che hanno raggiunto il Farma e le sue cascate sulfuree), dalla colica renale di Tarcisio, iniziata dopo un terzo di discesa.

No troppa carne al fuoco, in realtà questa è stata cucinata sabato sera all’agriturismo, quindi, cominciamo dall’inizio.

Il fior d’acqua è moscio, il gruppo langue e vive di ricordi di discese passate, eoni fa, neanche più le cene del mercoledì stimolano la presenza al Club… occorre dare una scossa e ci pensa Capitan Moreno: una bella E.E. (esplorativa estemporanea), buttata lì così.

Primo weekend di Marzo, Merse… ma il meteo contrario lo fa desistere e rinviare il tutto all’8 e 9 marzo: mai decisione fu più fausta.

Il barometro vola alto, sole, sole e sole per due giorni, l’acqua ci sarà (non sarà troppa?), ha piovuto sempre, l’agriturismo apre per noi, le bellezze naturali, fluviali e architettoniche del basso senese e delle prime propaggini della Maremma ci attendono!

Il gruppo cresce, lievita, le adesioni fioccano, canoistiche o anche solo turistiche, saremo in 30, poi qualche problema riduce il numero dei partecipanti a 26… sempre un bel numero per una E.E.

 

Moreno pianifica il tutto (foglio xls con: chi viaggia con chi, chi dorme con chi, chi scende con chi ecc ecc.) e c’è la solita confusione pre-partenza: con te (cioè me) dormono Giovanna e Tiziano, che si trasformano, come per incanto, in Piero e Mila.

L’importante è partire, poi là si vedrà.

Venerdì, orari non ben precisati per partire e ci troviamo in strada con i camper: nessuna tappa intermedia, con Moreno in testa si punta alla meta, il Mulino di Pari, alla confluenza tra Merse e Ombrone (in settimana avevo cercato info sul web relative al Merse e da una foto di un canoista toscano ero risalito ad un sito ed a un telefono: Pronto? Ciao, ho visto la foto… conosci il Merse? Sì, benissimo. Il tratto che da Ponte Pescini arriva quasi alla confluenza con l’Ombrone… Come non c’è uno sbarco? Ah, voi scendete prima e solo una volta vi siete immessi nell’Ombrone. Bene, grazie, ciao… Perplessità, se i toscani non conoscono questi luoghi, come fa a conoscerli Moreno, bah vedremo).

E i 190 km. promessi da Moreno si rivelano esatti, in 2h15’ siamo a Pari… peccato manchino ancora 7, 8, 10, chi può dirlo con certezza, km di strada stretta, talvolta sterrata, varie buche (con acqua, con acqua e fango) discese e salite, insomma un vero rodeo, per arrivare al Mulino di Pari… che esiste, è reale, è in riva la Merse, un po’ in Culonia, ma lo sbarco è comodo… Moreno ne sa una più dei locals!

Frugale cena con quel che ci si è portato dietro e poi a nanna: domani si scende il fiume per vedere com’è, gruppo tosto e ristretto (si fa per dire… 9 persone), gli altri alle terme, alle terme!

Si cerca l’imbarco (sono migliaia le strade che tagliano queste colline e tutte vanno a Siena e Grosseto e tutte sono strette e in saliscendi, non so se ci saprei tornare) e dopo una sterrata con pozzanghere tipo maelstrom, un vero rodeo per gli ammortizzatori, si arriva: c’è stata una grossa piena e si può scegliere tra fango e masagni taglienti, ma il fiume lì davanti, è verde, placido, circondato da un bosco appenninico.

Qualche moccolo per mettere il paraspruzzi, faccio eseguire qualche esercizio a Giuly: dai, velocità in uscita dalla morta, appena la punta sente la corrente peso lievemente a valle, colpo spinta… no, più verticale, butta le spalle avanti, di più, danne anche un altro e un altro ancora, finche non sei parallela alla corrente e con una bella velocità. Così, brava, vedi come ti sostiene, che propulsione e che controllo hai durante la rotazione dello scafo…

Sì c’era anche lei, solo da due anni che non scendeva in canoa e mi sa che di aggiornamenti ne ha fatti pochini anche prima, pare che il colpo spinta le abbia cambiato la vita, a detta di Burno.

Si va, apro con Moreno e la Giuly dietro e, alla prima rapida, c’è subito un albero in curva con ramo a pelo d’acqua: cominciamo bene, se è tutto così: si sega e via.

Seconda rapida: il fiume si divide: a sx ramo stretto e cieco, a dx molta più acqua e bella visibilità… chi di qua e chi di là, ma a dx c’è un tronco di traverso a tutto fiume, Jonny Mazzoly (sì perché c’era anche lui, Rasta River, con la Cica) ci passa sotto al pelo, anzi al capello; ci prova anche Moreno ma, causa mancanza di elasticità della colonna vertebrale, si va ad incastrare tra tronco, edere e spine varie, con il Magrone da terra che gli chiede delicatamente: “Posso fare qualche cosa?”.

Districato il capo spedizione si riparte: speriamo cambi, se è tutto così, domani ci mettiamo una vita… si prosegue, tra tratti calmi e rapide brevi e facili, qualche morta carina, il bosco su entrambe le rive, bello, bello!

Sto davanti e do il ritmo, anche nei tratti calmi si pagaia, dobbiamo vedere quanto tempo impieghiamo, domani siamo il doppio e non tutti così tosti (si fa per dire).

Dietro una curva, il pelo dell’acqua segna l’orizzonte… me c’è un salto a tutto fiume?! La morta non c’è, poco da pensare, han detto massimo 3° con acqua, vado… un dislivello di un buon metro con buchetto che mi lava la faccia, nulla di che, ma occorre arrivar veloci e pagaiare sentendo bene l’acqua, finirci di traverso, per qualcuno, sarebbe bagno certo.

Passiamo tutti indenni, Giuly compresa: andare in canoa è come andare i bicicletta… o quasi.

E da qui in poi le rapide si fanno più pendenti, sempre 2, 2+, nulla di che, ma sono divertenti, l’acqua è pulita, il sole c’è per lunghi tratti, ci stiamo proprio divertendo.

Altra rapida, lunga un 25/30 metri, bella scalinata però, battezzo la linea giusta e praticamente non tocco, passando a un metro dall’unico sasso che sporge: da tenere a mente per domani… gli altri deviano un po’ e battono parecchio, con rischi di incastro: brava Giuly, segue la mia linea al millimetro e passa pulita.

Moreno di ricorda di un passaggio un po’ più impegnativo, si procede a vista e dopo una curva eccolo: l’acqua scorre a sx, poi si riversa verso dx lungo una formazione rocciosa di 7/8 metri: occorre passare a destra, in modo da affrontare la rapida dritta, ma l’imbocco è ostruito, quindi traghetto verso destra e, appena sopra il dislivello buttare giù la punta e stare al centro, troppo a sinistra ti arriverebbe addosso l’acqua che cade dalla roccia.

Un po’ di rodeo sulle onde e i buchetti ma si passa bene… ma subito dopo c’è un salto secco di quasi un metro abbondante: azzz c’è un bel bucoooooooo a sx, ma a destra diventa uno scivolo di un metro di larghezza e si passa agilmente.

Due bei passeggetti, diciamo un 3° - -, con più acqua però.

Da qui le difficoltà diminuiscono e sono simile a quelle del tratto iniziale: rami che sporgono e curve da tagliare, se no ti infratti.

Finalmente l’arrivo, le spalle urlano… solo 12 km? Forse erano miglia…

Allo sbarco incontriamo le signore che si sono immerse nelle pozze calde della sorgente termale che si getta nel Farma: alcune erano così calde da essere impraticabili.

Hanno raggiunto Petriolo a piedi, in macchina e camper è proibitivo, posto piccolissimo e pochi parcheggi: Da qui saranno 3,5 km, aveva detto Moreno. Risalite il Merse e poi il Farma sino a Petriolo… in realtà hanno camminato un’oretta abbondante. Mi sa che l’unità di misura di Moreno è da rivedere.

Comunque si sono divertite: acqua calda e sole, Giovanna sembra un pomodoro di Pachino.

Escursione turistica all’abbazia di S Galgano, solo 20 km in base alle indicazioni di Moreno: in realtà sono quasi 40 (ma che metro usa?), ma la bellezza del sito ripaga il viaggio.

Bene, si aspetta il desinare, teniamoci per la cena, ma la fame è tanta: di camper in camper mi faccio due aperitivi con annesso companatico (giravano dei fichi caramellati e delle cipolle sott’olio fatti in casa da urlo).

Finalmente a tavola: gentilissimo e disponibilissimo l’agriturista (si dice così?), ma più che un agriturismo sembra un gruppo di amici che si diverte a far da mangiare (e a mangiare) in questo bellissimo casale in sasso.

Si comincia con affettati nostrani, poi tagliatelle fatta in casa (dalla su mamma) al ragout (buono, ma meglio il nostro autoctono) poi la carne alla griglia: rosticciana (costolette), salsiccia, braciole e una fiorentina di scottona chianina che una carne così non l’avevo mai mangiata… !

Da urlo: l’avevano messa a prender sapore in aceto e sale grosso, un goccio d’olio e si scioglieva in bocca, che favola!

Poi melanzane alla griglia, cannellini in umido, patate con carciofi al forno, dolce della “su mamma” con spumante, caffè e grappa… il tutto condito da 26 bottiglie di rosso locale (Jonny diceva che non era gran che, allappava, ma altri eminenti esperti, Ivano e Moreno, affermavano la sua genuinità, confermata dal fatto che, avendone bevuto ben oltre un a bottiglia a testa, il mattino dopo non presentavano sintomi di mal di testa alcuno…). Il tutto per 23 euro.

Ci raggiungevano anche Elisa, Mila e Piraz, sì proprio il vecchio Piero, desideroso, dice lui, di vedere posti nuovi… sarà, dico io.

Si va a nanna, domani si scende tutti (quasi tutti: Jonny passa e si dedica alla mogliettina; Jep Gambardella Cipressi accusa male alla spalla e ci abbandona) e ci sarà da lavorare.

La batteria di servizio del camper è scarica, niente luce e poco riscaldamento… i miei ospiti tardano (E.E.E.: esplorativa estemporanea esticazzi).

Li vado a cercare sono ancora all’agriturismo, persi nel karaoke con gli indigeni, io dormo: sopraggiungono più tardi e a tastoni si sistemano (occorrerà spiegare a Mila che in situazione sportiva, non ci si presenta con stivali al ginocchio e borsa di pelle che fa provincia, ma occorre abbigliamento idoneo da outdoor).

Domenica mattina: panico! Il foglietto con la distribuzione delle canoe sulle varie macchine, frutto di almeno 3 briefing durante gli aperitivi non si trova… 3 topo 2 e 12 k1, tutto a memoria… panico, panico, paura!

Risolve tutto la Volvo di Mike Dalla (in agriturismo e che ha proposto di cenare lì e non di arrabattarci con la solita cena in plein air… potenza delle mogli!): recupero organizzato, con tutti i mezzi allo sbarco.

Si parte, opto per i sassi taglienti ed evito il fango, oggi scende anche Franco, alle sue prime esperienze fuori della piscina.

Gli faccio fare alcuni esercizi per vedere cosa sa fare: ha un bell’equilibrio naturale, è disinvolto, esuberante, sicuramente non ha paura dell’acqua (è Presidente di una società di subacquea), ma tecnicamente è tutto da costruire.

Non è oggi la giornata per lavorare sul raffinamento del gesto tecnico: pochi consigli di base sull’inclinazione che accentua troppo e sulla verticalizzazione della pagaia nell’effettuare il colpo spinta  e, durante la discesa, il tagliare le curve scendendo in derapata e il pagaiare in rapida attaccando la cresta dell’onda e basta, la discesa è lunga, occorre risparmiare le energie.

E Franco ne ha da vendere! Prima di partire gli dico: Tu ti attacchi al mio sedere da qui sino alla fine… e lui mi prende alla lettera! Anche sul piatto è sempre lì a un metro e non lo distanzio, ha più braccio di me.

Davanti Moreno che si ferma a filmare, poi io e Franco, dopo di lui le 3 topo 2, Gnudi e Lucy, Tarcio e Vale e Burno e Mila, poi Mike e Tiziano, che possono dare una mano in caso di bagni, poi gli altri K1 gestiti da Piraz, che in canoa ci sa andare, nonostante l’abbigliamento vintage.

Sfoggia infatti: canoa Blade, pagaia Prijon viola da 6 kg, caschetto con ancora l’adesivo del Canoa Club Progetto Delta (roba di 30 ani fa): unico accenno di modernità i pantaloni stagni.

Si scende con un buon ritmo, Moreno scende, sbarca e filma, nessun bagno… ma l’acqua è un po’ calata e le rapide non sono così pulite, si tocca: alla fine di una di queste, Tarcio e Valeria urtano un sasso semisommerso e si rovesciano.

Il recupero è facile, dopo ogni rapida c’è un tratto piatto, ma Tarcisio accusa un fastidio doloroso ad un rene: si va avanti, siamo solo ad un terzo della discesa e non c’è possibilità di sbarcare.

Elisa ad ogni rapida mi apostrofa preoccupata ed ansiogena: Tarcio non sta bene, bisogna far qualcosa (due ottave sopra)! Cosa? In singola sarebbe forse peggio, lo sbarco è lontano, l’unica cosa da fare è affrettarsi, altrimenti lo finiamo qua, così smette di soffrire… scherzo son preoccupato anch’io, se sta male qui ci vuol l’elicottero.

Ogni tanto gli chiedo come sta e lui mi risponde che ce la fa, che il dolore c’è, ma si è stabilizzato.

Avanti, avanti, la parte centrale più impegnativa la passiamo con un solo bagno della Giuly, prima della rapida…, giustificata dal fatto che si era staccato il cinghietto che fissa il poggiaschiena alla canoa.

Avanti, avanti, Pier riesce a fare il bagno in una raschiera, ma l’arrivo è vicino, Franco si rovescia sull’ultimo sassetto di una rapida stupida: è un classico, siamo alla fine e cala la soglia di attenzione!

A un metro dall’arrivo e dalla riva, pure il Magrone e la Lucy si rovesciano… ma siamo allo sbarco.

Si carica e si prepara da mangiare, e l’intingolo preparato da Moreno, a base di salsiccia e peperoni, si rivela un po’ troppo unto… creando non poche difficoltà ai golosi commensali: tigelle, piadine prosciutto, pancetta coppata, ciccioli, lardo, coppa di testa, taleggio, vino di vitigni vari, un paio di colombe… un vero rodeo culinario! 

Tarcisio intanto è in camper al caldo e pare star un po’ meglio: poi passa Elisa che, con nonchalance, chiede se abbiamo un’iniezione di voltaren o orudis, è una colica renale… iniezione qui? Ma siamo in Culonia, al massimo abbiamo delle tigelle. Si chiama l’ambulanza e Giusi e Ivano lo accompagnano verso i soccorritori con il camper: iniezione e consigliano di portarlo verso Siena, altrimenti lo ricoverano a Grosseto.

E così fanno, a Siena, visto che il dolore non passa (io l’ho avuta e vi assicuro che è veramente pazzesco), gli danno della morfina e aumentano pure la dose: siamo in contatto via telefono, loro restano, Moreno decide di andarlo a prendere lunedì, l’euforia delle belle discese è sfumata.

Poi nella notte si riprende, e lo riaccompagnano a Bologna, e oggi è tornato a prendere la macchina a Casalecchio, il peggio pare passato.

Grande Tarcio, ci hai fatto veramente preoccupare e per fortuna che hai tenuto botta durante la discesa: sei stato l’uomo del match!

Per il resto voti eccellenti a tutti: fiume, compagnia, organizzazione e rodeo!.

Frase da ricordare della Mila: La prossima discesa, la faccio da sola!

E’ stato un piacere essere lì con tutti Voi, alla prossima con il fior d’acqua.

Guido

In esclusiva, nello splendore dei 70 millimetri, in Cinemascope, con la magia del Dolby Surround, Valentina e Franco presentano...

Io

 

 

 

 

 

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