Eddai, uomo, provala! Male non ti farà! Così apostrofandomi, Paolina mi porge un tubetto bianco, strizzato male... io lo guardo scettico, ma lo prendo.

Crema al timo... una roba sguizzera, dicono miracolosa, che fa guarire dalle infreddature. Bah, male non farà, proviamola.

Ho il rafreddore, la tosse e la febbre... 37,5 in crescita. Ma domani scendiamo le gole e io sono messo maluccio. Ho preso freddo a caricare il furgone a Bologna e qui il tempo non aiuta, c'è il sole solo la mattina... o sarà stata la doppia discesa di ieri l'altro? Il tratto con arrivo a Ruoms... freddo, vento e pioggia, uno sguazzo! Domani scendiamo le gole, azz! Sono anni che non le faccio. Sì perchè siamo sull'Ardeche. Dopo anni sono tornato qui in canoa, sul mio fiume. L'ho disceso per la prima volta nel '79 e ci sono tornato almeno una ventina di volte, tutti gli anni. Poi gli impegni, la famiglia, da una decina d'anni non venivo qui. L'Ardeche. Il fiume che mi ha fatto innamorare della canoa. Quando sono qui, tutte le mattine, mi alzo e vado sulla riva, lo guardo scorrere, osservo i primi raggi del sole che illuminano le gole. Quante persone ho accompagnato su questo fiume, quanti amici, quanti ricordi si confondono nella mente.

Ma non sto per niente bene... i miei anticorpi cinquanticinquenni iniziano a perdere colpi... 'tanaeva, vuoi vedere che mi tocca stare in camping!? Va be', andiamo con la crema al timo: faccia e gola, ha detto Paolina. Ma sul tubetto c'è scritto anche petto e piedi. "Macosafai????!!!!" "Cristina, sul tubetto c'è scritto anche sui piedi". Brucia un po' e olezzo come un pollo arrosto, cerottino per il naso (se no, col raffreddore, sembrerei una segheria) e a nanna. Mi sveglio, ho fatto tutto un sonno, sono fresco, la febbre è passata, magari non sono in forma splendida, ma si può fare. Evvvvvvai, oggi scendiamo le gole! Però, valida questa crema al timo. Abluzione, colazione, il gruppo è già operativo, noleggiamo le canoe doppie, carichiamo le provviste e via, verso l'infinito ed oltre! Non è proprio l'infinito, sono solo 30 chilometri, che però non finiscono mai... e oggi ci sarà pure vento, che nelle gole è sempre contro.

Siamo partiti quattro giorni fa, 30 persone in ordine sparso: i camper per i fatti loro e gli altri in carovana. Ci si trova al Club all'alba e si parte per la douce France. Varie soste bagno ci fanno perdere un po' di tempo, ma finalmente ci avvicinamo a Torino, le Alpi ci appaiono ancora belle innevate e il Cervino si staglia mestoso all'orizzonte. Tangenziale, A32 (nessun blocco notav), Briancon, Gap e via costeggiando fiumetti che scorrono in gole colorate  e selvagge. Pomeriggio tardi si arriva al Mondial Camping... possibile che per fare 700 km. ci si mettano sempre 10/12 ore?! Sul posto ci sono già diversi camarades, si scarica, si montano le tende, si portano tavoli e sedie, si mette su l'acqua e c'è già chi trita la cipolla, chi cuoce i piselli, chi... ma dov'è finita la salsiccia? Alla ricerca dell'insaccato felsineo entro in una caravane e chettivedo?? Due PdF, comdamente sedute in mezzo ad un marasma di bagagli, beauty case, giacche d'acqua, che hanno già stappato la boccia di rosso offerta dal camping e stanno degustando il cabernet in apposito calice... $£@§#!!!! Calma, sei stanco, hai guidato per dodici ore, non hai quasi dormito la notte scorsa, calma. Non dico nulla e vado via, ma è bastata un'occhiata incenerente che le due malcapitate scattano in piedi e si precipitano al lavoro.

C'è un po' di confusione, ma tutti aiutano, il gruppo è unito e collaborativo e in poco tempo siamo sistemati a tavola: gramigna con salsiccia e piselli, straccetti di pollo alla griglia (con erbette, parmigiano e pane grattugiato), verdura, vino della casa propria e quindi briefing organizzativo. Organizzazione e orari di valenza teutonica, il gruppo vacanze Ardeche si autogestisce e io e Michele ci dividiamo gli allievi... sì perchè quest'anno torno ad insegnare.

Miki si prende Valerio e Davide, allievi rampanti direttamente dalla piscina, Paolina e Andrea (aka Pede e/o Topolino) che hanno un po' di esperienza in più.

A me toccano gli altri:

Marchino, assiduo frequentatore del "fior d'acqua", che non scende in singola neanche in laguna, che ha già tentato la fortuna sul mosso anni fa, proprio qui sull'Ardeche... un canoista da ricostruire

Orsetto, 65/70 anni (non ho certezza) ben portati, non ha mai frequentato corsi di canoa, in genere va sul piatto... e si è appena fatto sturare le coronarie! Però dice Moreno che è molto colto; speriamo che le sue conoscenze gli evitino troppo bagni.

Mario, ogni tanto fa il romano, mezz'età, spesso in palestra, in fiume da solo (?!) ad esercitarsi, acqua mossa poco o nulla, polista mancato per mancanza di squadra, un canoista da costruire.

Massimo, corsi in piscina l'anno scorso, in Reno tutta l'estate con me, non più giovanissimo, ma è già rotolato giù per la Coritenza l'anno scorso... Esperto quindi, la mia punta di diamante!

Devo dir la verità, non che fossi preoccupato, però qualche pensiero ce l'avevo. E se c'è molta acqua, e se cominciano a fare un bagno dietro l'altro... poi con alcuni di questi i rapporti non è che fossero proprio idilliaci. Insomma avrei dovuto inventarmi qualcosa e dare il meglio di me.

1° giorno

Latte, caffè, pane (la baguette croccante è uno sballo) burro e marmellata e poi in fiume. Le raccomandazioni di rito e si sale in canoa. L'acqua non è molta, ma un po' di corrente c'è e si riesce a lavorare bene, traghetti, entrate in morta e in corrente, esercizi, poche nozioni e molta pratica. L'obiettivo è aumentare la sensibilità dei fianchi e i "ragazzi" rispondono bene. Orsetto ha molto equilibrio e apprende in fretta, Marchino è tranquillo, sta zitto e ascolta (c'ha 'na canoa con un fianco alto 50 cm, che manco uno tsunami la rovescia), Mario è un po' teso, ma esce in breve dal ruolo di chi è già imparato (scende con cappelletto con visiera sotto il casco e toscano in bocca!!!!) ed è lì per caso (Passavoddequà... cheèèè?? Un corso decanoa?) e Massimo, la punta di diamante, si fa prenedere da una crisi d'ansia, va in tachicardia e scende. Non ce la fa. Abbandoniamo il naufrago e iniziamo la discesa sino al Pont d'Arc. Si lavora, si guardano le pareti delle gole, si chiacchiera. Tutto bene sulla rapida prima della Carlomagno, la vague per antonomasia dell'Ardeche... un quasi terzo grado. Ce la faranno? Le due onde finali non sono difficili... il difficile è arrivarci impostando bene la traettoria prima, che prevede un paio di cambi di direzione e diversi sassi semiaffioranti. Scendiamo, osserviamo il gruppo vacanze che si destreggia e bagneggia tra i flutti e si va. Faccio strada, mi fermo in morta e indico la rotta... tutto bene, non sono caduti! Nooooo! Marchino, finita la rapida, si deconcentra (troppo presto) e si rovescia... mannaggia, se no era percorso netto!

Dans l'après midi, giro turistico in massa... Michele ci accompagna a vedere una sorgente/ruscello/cascata (??), insomma in mezzo ad un bosco imboscato c'è un doppio salto in roccia viva scavato da un fiume che non c'è. Superbe! Poi via, nella valle dell'Ibie, a riempirsi gli occhi del verde della macchia mediterranea, dell'azzurro dell'acqua e del rosso delle falesie. Rientro in camping e sotto con la parte culinaria. Questa sera si sboccia, poisson... pesce! Bigoi in salsa (spaghetti con cipolla e acciughe alla veneta) spiedini di calamaro (decongelato, oceanico, doveva essere enorme... ma è un burro), gamberi alla piastra (aglio, peperoncino, prezzemolo e olio) e, gran finale, flambée de crevettes au cognac. Sbucciare i gamberi, infarinateli, eliminate la farina in eccesso, spumeggiare in una padella il burro con l'alloro, rosolare i gamberi da entrambi i lati, regolare il sale e il pepe, versate il cognac, fiammeggiate et voila! Ma non c'è l'alloro... boia mondo me lo sono dimenticato e ora come faccio? Nel giro pomeridiano Orsetto ha rimediato del timo, vabbè userò quello. Il risultato non è male. Col senno di poi potevo mettere uno schizzo di crema... al timo! Per finire, fragole.

2° giorno

Come sempre il sole ci regala un petit déjeneur da sogno, poi arrivano le solite nuvole. Orsetto decide di riposarsi, Marchino e Mario non mollano e Massimo scende anche lui... per forza, l'hanno drogato! Le donne l'hanno riempito di Rescue Remedy e sotto l'effetto placebo del fiore di Bach n.° 39 si lancia tra le rapide. Si continua a lavorare sulla sensibilizzazione dei fianchi e sul come comportarci per sfruttare la forza dell'acqua. Nessun bagno e tutti soddisfatti, istruttore compreso.

Rientro in campeggio e nel pomeriggio seconda discesa ardita, Ardeche sopra Ruoms, facile, non più di un secondo grado, ma tra pareti verticali che strappano degli "Ooooohhhhh!" di stupore e ammirazione a chi le percorre per la prima volta. Però è freddo, boia mondo, tira vento e nel finale piove pure... sembra un Panaro (più largo) in invernale. Ad una curva, nonostante i segnali reiterati, dopo i primi che non possono non vedere dove vanno gli istruttori, il gruppo, scendendo come solito a pelle di leopardo e/o a membro di segugio, si dirige all'esterno, in massima corrente, proprio dove il fiume spara (e sicuramente scava) contro la parete di fronte... Strippo di brutto, ma come... e i segnali? E non si tagliano le curve all'interno?! Quando poi alzo la pala verso sx (per chi scende) e chiedo cosa significa, la metà mi risponde: "Si va a sx" e l'altra metà "Si va a dx". Mo andiamo proprio bene; servirà un ripasso. Brivido finale con scivolo in cemento lungo una ventina di metri per superare un barrage artificiale... sarà il cielo grigio inconbente, le pareti di roccia verticali, ma ho ancora nelle orecchie il grido di paura della Fasoli, terrore palpabile allo stato puro!

Per rinfrancarci allestiamo il desinare: puttanesca e salsiccia, coppone e pancetta alla griglia. Excellent! Si finisce con un quatre quarts pur beurre (dolce tipico della Bretagna francese, prende il nome dai 4 ingredienti: farina, uova, zucchero e burro) e cidre doux ghiacciato. In pratica uno "stufilone" dolce e morbido (...con tutto quel burro), una sorta di madeleine gigante e vino di mela freddo, ma detto in francese è un'altra cosa!

In nottata ci raggiunge Matteo, pare ci sia un ritorno di fiamma con la Gorgati e si lui presenta, inatteso, in camping. Affronta il viaggio da solo, prende la neve sul Monginevro e non ha le catene, allunga il viaggio passando per Grenoble. Se non è amore questo... altrimenti, è il piacere della guida.

3° giorno

Massimo rinuncia anche oggi... ma come, ieri sei andato bene, il fiume è facile?! Niente da fare. Forse ha assunto troppo Rescue Remedy la prima volta e si è assuefatto. Rientra Orsetto, corroborato dalla giornata di sosta, dove ha visitato la mostra della Grotte Chauvet (non lo spiego, andate voi su Wikipedia... se no dite che sono prolisso) e girovagato per campi e paesi, raccogliendo un mazzetto beneaugurante di erbe aromatiche locali, tra cui alloro e, poteva mancare, timo. Dimostra così le sue conoscenze botaniche, ha proprio ragione Moreno, è molto colto (parla almeno 7 lingue, tra cui l'urdu e l'aramaico). Marchino e Mario proseguono, anche se Andreoli lamenta la scarnificazione dei pollici sino all'osso. Resisti figliolo, la canoa non per tutti. Cerotto e nastro adesivo da stagnino e non senti più niente. Il tratto è sempre quello, l'acqua un po' è calata e proviamo nuove traiettorie. Fila tutto liscio. Solo Mario si lamenta per una variazione di percorso nell'affrontare la rapida prima della Carlomagno... Guidooooo, ennnoooo!!! Edddaiiii!!! Vai Mario, vai tranquillo, fidati che non vi faccio fare qualcosa che sia al di troppo al di sopra delle vostre possibilità. Carlomagno. Marchino, nonostante il dolore ai pollici, capisce che è l'ora delle decisioni irrevocabilie e domanda: "Posso farla da solo?" Stupisco, ma rispondo affermativamente. Ripassiamo il percorso, sinistra a un metro dal sasso grosso, poi punta a destra deciso, passare tra i due sassi e sei nel ramo principale, pagaia e prendi la cresta delle onde. "Vadoooo??!!!! (pronunciare due ottave sopra il vostro tono)". Vai. E Marchino parte e passa a un metro dal sasso grosso, poi va a destra, passa tra i due sassi, prende la corrente principale ed sulle due onde... perfetto! Noooo, come solito di deconcentra e si rovescia quando è finito tutto. Però, bel miglioramento. E se l'ha fatta lui, ora la fate da soli anche voi... ordino sogghignando ai due rimasti. Orsetto non fiata ed esegue, Mario tira indietro, poi, obtorto collo, esegue... senza problemi. In campeggio, soddisfatto dei risultati dei miei allievi e cresciuto di vari chilogrammi per il plauso che mi esprimono mi allargo pure e, dal ruolo pedagogico, passo a quello psicoterapeutico. Andreoli è nei pressi e lo apostrofo in cotal guisa: "Senti, Marco, ma perchè ti fai chiamare da tutti Marchino? Il tuo nome è Marco, non Marchino. Marchino è un diminutivo, perchè tutte le volte che fai una cosa "normale" gli altri ti devono plaudire come se fosse, per te, una cosa speciale? Tu sei come gli altri, hai disceso rapide in canoa come gli altri, perchè accetti questo ruolo, perdonami il termine forse un po' pesante "da scemo del villaggio". L'affetto e la stima del gruppo ce l'hai, ma non si dimostra chiedendoti in continuazione come è andata... stai facendo un corso di canoa, cosa normalissima per tutti, te compreso. Devi aumentare l'autostima. Anzi, ti do un consiglio, se uno, con voce carezzevole, ti domanda: Allora marchino, come è andata... Ciao Marchino, è andata bene? Tu lo devi sfanculeggiare e  dirgli "Io mi chiamo Marco". Capito. Lui annuisce perplesso. In quel momento passa uno che esordisce con il solito zuccheroso: "Ciao Marchino, come è andata?". Io lo guardo e gli faccio un cenno, lui esita e poi il "vaffa" esce tonante, il "nculo" si spegne in un sussurro. Il malcapitato si volta e sgrana gli occhi... "Cosa?".  "Sì", intervengo io, "ti ha sfanculeggiato. Lui si chiama Marco, non Marchino." Quindi, attenti a voi, chiamatelo con il suo nome!

Pomeriggio in gita turistica: visitiamo l'incantevole paesino di Labaume, che si affaccia sul fiume la Baume. Gole, case in sasso, fiume tortuoso, il verde della primavera e i colori dei glicini e delle rose... spettacolo! Poi a Balazuc, uno dei più bei paesi di Francia, a picco sulle gole alte dell'Ardeche, a cui si arriva attraversando il plateau semidesrtico sulla riva destra, per poi tuffarsi, di colpo, nel verde generato dal fiume. Corroborato lo spirito con queste bucoliche visioni, occorre ora corroborare il corpo, per cui tutti in cucina (come già detto il gruppo è stato compatto ed encomiabile nel vivere pienamente questi momenti di comunità... la canoa unisce d'accordo, ma ancor più il lavorare assieme per il momento ludico/annonario). Cena veloce e leggera, ca va sans dire, domani ci aspettano 30 chilometri di gole... controvento. Quindi matriciana, asiago alla griglia con miele di garrigue (boscaglia, piante mediterranee basse e cespugliose). Poi flan (dolce con una base sottilissima di pasta sfoglie e un fiume di crema pasticcera) e sidro. E mentre cucino capisco che qualcosa non va, ho caldo, la testa pesante... orrore, ho la febbre!

Poi la crema miracolosa!

I miei allievi non scendono (Mario è partito per impegni lavorativi), freddo e stanchezza. Ci sta. Che dire, sono stati veramente bravi ed è stato un piacere, credo reciproco, insegnare loro. Penso di aver raggiunto l'obiettivo che mi ero riproposto, far apprendere le manovre di base, migliorare la sensibilità, aumentare le loro sicurezze... non è che ora si possono fiondare giù per i torrenti, ma un Nera, una Stella o un Brenta (non il campo slalom) lo possono affrontare con una certa sicurezza e qualcuno davanti. 

Briefing serale per confermare gli otto equipaggi otto delle doppie (una parte dei 30 partecipanti passa la mano) e qui scoppia il caso "Raffa". Lelio, che al briefing mattutino aveva più volte ribadito che lui in doppia non sarebbe sceso (perchè scende troppe volte in doppia con il fior d'acqua... che solfa!) e che quindi la Raffa sarebbe scesa anche lei in singola, esordisce con la massima naturalezza con la domanda: "E la Raffa con chi scende???". Ma come, abbiamo già definito gli equipaggi... chi se la sgura, adesso, la Raffa??? Nessuno cede il passo e allora con chi scende la Raffa? L'interrogativo continua ad aleggiare nell'aria sinchè, da vero tour leader, lapidario, dico: "Allora non scende".  "Bene", soggiunge Lelio. Bene? Così? Non dici niente? Bene? Ma allora era una mossa machiavellica... per non tirartela dietro per 30 chilometri. Tu non scendi in doppia... e deve scenderci un altro, dopo che abbiamo già organizzato tutto? Poi la Raffa umilia tutti e si spara le gole in singola (almeno accetta il cambio canoa e scende con una diesel 60, un po' più performante dell'adorata attack), assieme a Lelio e a Carlo. Visto il tempo, grigio e freddo, visto il vento, sui 45/50 km/ora che sollevava delle onde nel tratto finale che ti ributtavano indietro, che dire: eroici, indiscutibilmente.

Serata al ristorante, ristorante vero, non la trattoria del Club. Festeggiamenti e brindisi e un ringraziamento corale del gruppo al sottoscritto, con offerta della cena... che dire, mi avete veramente commosso, non era dovuto, ho fatto solo quello che faccio sempre, magari arrabbiandomi un po' meno del solito. E questo è anche stato merito di tutti, che si sono impegnati per far funzionare al meglio la vacanza. Un vero gruppo, ed è stato un piacere "guidarvi". 

Per una parte dei 30 la vacanza è finita, la mattina dopo ripartono... ma non è finita, tra chi resta scoppia la polemica tra chi vuol andare in canoa sempre e comunque e chi, visto che il tempo permane al brutto, vorrebbe darsi al turismo.

Era evitabile? Magari applicando un po' di crema al timo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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