In diretta, o quasi, dall’Australia, vi presentiamo tre interviste con i nostri atleti di punta Stefano Cipressi, Pietro Camporesi e Niccolò Ferrari, in trasferta al White Water Center. Interviste brevi e incisive, veloci da digerire, e pure interessanti per chi pratica lo sport della canoa. Oltre l’aspetto giornalistico, c’è poi il piacere e l’emozione di sentire i nostri ragazzi, sapere che stanno bene e che lavorano duro per raggiungere gli obbiettivi che si sono prefissati. Ma lasciamo che siano loro a raccontarlo. Iniziamo con le parole di Stefano, e nei prossimi giorni potrete leggere le risposte di Niccolò e Pietro. Buona lettura!
Stefano, prosegue la tua preparazione in Australia. Caldo a parte,
come ti trovi?
Bene direi, e con un grande mole di lavoro da fare dinanzi a me. Ti parlo del clima intanto: il caldo lo considero mio alleato. In Europa il freddo non mi darebbe la possibilità di allenarmi stando lo stesso numero di ore in acqua. Dovrei per forza stringere i tempi. Invece per me è importante riuscire a
tradurre il numero maggiore di abilità dal K1 al C1 (scusate se il linguaggio è troppo tecnico), e questo è il posto ideale.
Sei stato coraggioso nella scelta di cambiare specialità…
Guarda, un amico carissimo qualche giorno fa mi ha scritto un lungo messaggio, dove mi sollecitava a continuare su questo percorso. Quella lettera mi ha aiutato. Cambiare specialità, a questo livello e a questa età, può sembrare una stramberia agli occhi dei più, ma io dalla mia parte ho i risultati raggiunti e il mio sentire. Insieme mi dicono che ho fatto la scelta giusta. Vado avanti e tengo la testa alta.
A che punto sei con l´allenamento?
La preparazione fisica è massiva! Siamo in un periodo di carico, e lavoriamo davvero molto intensamente. La parte tecnica è invece una costruzione e ricostruzione del gesto e della situazione; una operazione tesa all’azzeramento di ogni possibile sbavatura. Si lavora con ostinazione discesa dopo discesa. Anche l’impegno psicologico è notevole.
Mente e corpo in sintonia per costruire il migliore atleta. Stefano come ti senti?
Devo rimanere concentrato: il passaggio da K1 a C1 è recente, parliamo di meno di un anno. Mi sento rigenerato, ed in alcuni passaggi (del fiume ndr) riesco a pagaiare ad altissimo livello. Qualche altra volta però non sono completamente soddisfatto dei risultati ottenuti. A sera tiro le somme, e il bilancio è comunque sempre in positivo. Il giorno dopo riparto. Motivazione al 100%!
Come è il morale nella squadra nazionale?
Il morale è alto, i giovani portano sempre rinnovamento e creatività.
La Nazionale sta vivendo un momento fortunato. I nostri giovani
sono atleti forti e motivati. Ma oltre che atleti sono soprattutto persone, con le quali divido volentieri la casa dove viviamo.
Parliamo di Londra?
Non so se entrerà a far parte del mio percorso personale, che mi piace chiamare “del treno silente”. Il tempo stringe e la competizione è alta, ma i presupposti sono sempre quelli di viaggiare e fare ancora tante belle fermate. Ho i presupposti per dare il massimo. Sono tanti anni che mi alleno e ottengo risultati, anche se non sono abituato a stare sotto la luce dei riflettori. Ma questo è il mio carattere.
Come annunciato le interviste dall’Australia ritornano. È giunto il momento di leggere le parole di Niccolò Ferrari e Pietro Camporesi. I nostri campioni di C2 appaiono carichi e motivati, e vi raccontano in poche battute impressioni e aspettative scaturite dalla loro trasferta internazionale.
Salve Niccolò. Che notizie dall'estate australiana?
Le cose iniziano a girare bene. I primi giorni sono volati,e ora è arrivato il vero caldo australiano come lo ricordavamo. All’inizio è stata un pò dura,a causa del jet-lag e dei vari acciacchi causati dal viaggio infinito di 30 ore. Ma ora stiamo davvero prendendo i ritmi giusti.
Dove abitate?
Viviamo con la nazionale in una grande casa immersa nel verde, a 8 chilometri di distanza dal campo d'allenamento.
La grande struttura del Withe Water Center, appunto. Che impressione vi fa trovarvi in questo santuario dell’acqua mossa?
Il White Water è perfetto sotto tutti i punti di vista. Pensate al clima, anche se non si tratta solo di quello. Dal punto di vista logistico l’esistenza dell’impianto di risalita ottimizza i tempi dell’allenamento, ma quello che fa la differenza è la presenza di canoisti di alto livello che arrivano da tutto il mondo: slalomisti francesi, tedeschi, russi, sloveni. Con i quali allenarsi e confrontarsi. E se non bastasse c'è pure un campo da polo! Come inciso vi segnalo qui da noi la presenza di Davide Monguzzi, che quest’anno ce la sta mettendo tutta.
Quali sono i ritmi dell’allenamento?
Seguiamo un programma federale che prevede 11 sedute settimanali, con un giorno e mezzo di recupero. L’intensità è elevata, ma direi che terremo duro! E poi non c’è grande differenza con gli allenamenti che solitamente affrontiamo a casa, in Italia.
A quando il primo appuntamento importante della stagione?
Per la fine del raduno sono previsti gli Australian Open,e questa sarà il primo momento di confronto. Il livello di questa competizione è elevatissimo, pari a quello della Coppa del Mondo. Per noi significa fare una verifica immediata a livello internazionale, per poter poi aggiustare il tiro e arrivare pronti, determinati e consapevoli agli Europei. Non vogliamo lasciare nulla al caso, e finalizzeremo ogni gara ad aumentare il livello di sicurezza in noi stessi.
Londra è nei tuoi pensieri?
Per Londra sapete tutti come funziona. La qualifica ce la giocheremo agli europei di Augsburg. Come non mai la cosa più importante sarà riuscire ad avere la determinazione e la concentrazione massima per centrare l'obiettivo. Ne abbiamo già avuto prova ai Mondiali,dove eravamo riusciti a passare durissime qualifiche, entrando nei primi venti, per poi perderci in semifinale.
Ultima domanda Niccolò. Visto da lontano che impressione ti fa il nuovo sito del club?
Mi piace visitare il sito del Canoa Club e la pagina Facebook continuamente aggiornati. Bello! Li leggo sempre volentieri, e mi fanno sentire a casa. E questo mi carica a livello psicologico. Un grosso abbraccio a tutti quanti!
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-Pietro, che impressioni dall’Australia?
Qui tutto bene, il clima è perfetto così come il campo di allenamento: 30° gradi e un canale artificiale dalle acque azzurre, dove concentrarsi sul lavoro da fare senza rischiare il congelamento. È tutto quello di cui abbiamo bisogno per crescere al top.
Come procede l’allenamento?
Per sfruttare al meglio l’acqua mossa e la temperatura favorevole, ci stiamo concentrando maggiormente sugli aspetti tecnici, piuttosto che su quelli fisici. Al momento, la conformazione del canale, ad “U” verso sinistra, ci sta mettendo a dura prova. La nostra disposizione in barca infatti (sinistro davanti e destro dietro) sarebbe più congeniale per tenere la conduzione delle curve verso destra, avendo il “timoniere” all’interno. Stiamo cercando di sfruttare questa caratteristica per migliorarci e nonostante qualche difficoltà, ora ci stiamo riuscendo.
Il primo appuntamento importante della stagione?
Se andranno bene le gare di selezione nazionale, nella seconda metà di aprile, il primo vero appuntamento saranno gli Europei ad Augsburg, dal 10 maggio prossimo, valevoli come selezione Olimpica. Per aggiudicarci il posto dovremo battere tutti gli altri equipaggi che non hanno ancora selezionato la barca agli scorsi mondiali, tra i quali i più competitivi sono gli spagnoli e l’equipaggio idella Forestale.
Come è il morale nella squadra nazionale?
Per me è quello giusto: allegro quando siamo in casa e concentrato durante gli allenamenti.
Come vi sentite fisicamente e psicologicamente?
Ora che me lo chiedi, bene. Certo momenti difficili li abbiamo passati e li passeremo, ma con la preparazione invernale nelle braccia e un obiettivo importante nella testa niente diventa impossibile.
Possiamo fare qualcosa dall’Italia e da Bologna per i nostri ragazzi?
Il Club ha già fatto tanto per noi: per anni ci ha dato supporto logistico ed economico. Ma voglio dire di più: sentirsi parte di un grande club che ti vuole bene ci fa giocare in casa anche dall’altra parte del mondo. Anche questa intervista, nel suo piccolo, mi ricorda che c’è qualcuno che crede in noi, e quindi mi da forza.
Infine, parliamo di Londra?
Parliamone: un grande sogno, che sarebbe bello realizzare nei fatti e non solo come un ritornello da ascoltare in tv. Se poi così non dovesse essere, comunque noi ce l’abbiamo messa tutta!