Di Guido, Agosto 2009

A Roma il 19 luglio, ci sono i Campionati Italiani di slalom di Società e noi siamo in pochi, pochissimi, quattro atleti, di cui due infortunati, gli altri tutti al mare o impossibilitati per impegni vari. Piazzarsi nei primi due posti vuol dire partecipare ai Campionati Europei e sono già due anni che partecipiamo e a me, vecchio zuccone, piace stare davanti!

Non ci saranno tante squadre al completo (è estate anche per gli altri), ma la Marina Militare e Merano possono escluderci dal prestigioso obiettivo. Cosa posso fare? Ho sentito tutti, manca solo Johnny Mazzoli… evitiamo di essere fanculeggiati, si fa con quel che si ha: “Mancarono gli atleti, non il valore”, potremo dire.

Poi l’idea meravigliosa e/o demenziale: “Perché non corri tu?” Rapido esame psico/fisico/tecnico/geriatrico
- psico: comunico la new a Cristina che sgrana gli occhi e dice “Tu sei fuori di mela”
- fisico: fumo, sono soprappeso, vado in canoa 3 volte l’anno più o meno da 5/6 anni
- tecnico: ultima gara di slalom nel 1991 (internazionale sul Limentra), qualche porta fatta coi bambini in Reno e niente più
- geriatrico: ho 52 anni

Esito disastroso.

Ma il vecchio zuccone non demorde: si va in Reno tutti i giorni per una decina di giorni; provo dei percorsi aerobici (oddio, a me parevano la gara della vita, causa carenza ossigeno) con i ragazzi e uso la barca corta messami a disposizione da Campo.

Le porte le prendo ancora (sotto sforzo non sono proprio coordinatissimo ma sul Tevere la corrente mi aiuterà… speriamo); un po’ di cronometro: Luca fa 1’ e 11’’ e io 1’ e 33’’ (pensavo peggio, sono quasi i tempi di “Leopard”. Con un po’ di corrente, se lui fa sull’1’ e 30’’, io dovrei stare nei due minuti… ma ce li ho due minuti di gara nelle braccia?

I ragazzi si scambiano sorrisetti complici, che possono significare solo un misto di scherno/compassione. Poi la frase mortale del figliolo minore. “Hai una tecnica che fa schifo!”. Il grande, forse impietosito, cerca di reimpostarmi l’aggancio… non piegare il polso, pala parallela alla canoa, tira verso di te senza fare un arco, è una specie di timone che gira la canoa, non piegare il polso ti ho detto, poi se allarghi un po’ la pala pianti anche la coda.

Anni di certezze tecniche distrutti in pochi attimi ma, visto che sono io a dire sempre loro di ripetere il movimento sul piatto per renderlo meccanico, vai con gli esercizi; la prima volta quasi mi rovescio, poi pian piano, qualche volta viene.

Finalmente si parte. Durante il viaggio penso alla figuraccia che posso rimediare, magari condita dalle frasi dello speacker, che potrà vendicare tutti questi anni di “cattiverie” microfoniche che ho elargito ai vari concorrenti capitati nelle mie cronache agonistiche. Fa nulla, la decisone è presa, corro anch’io. Sabato si prova il fiume: il livello è più alto dell’anno scorso e ci sono un paio di traghetti con serf veramente carini… se non ci mettono delle porte in mezzo! Sul mosso mi trovo a mio agio, prendo tutte le morte, traghetto, risalgo, pianto pure la coda, mi sento piacevolmente bene e Michele mi gratifica con un inaspettato “Ma non te la cavi male sul mosso”.

Grazie figlio, questo è balsamo per le mie ferite psico/tecnico/canoistiche! Poi il giorno della gara: sto bene anche se non ho dormito molto (per il caldo, non per la tensione). Guardiamo Marcello che fa l’apripista e pare facile (grazie, lui va in canoa tutti i giorni), un percorso molto scorrevole. Il problema è che non mi entra in testa, lo guardo, lo valuto, si passa di qui, lì stai a destra, là anticipa… ma quando metto insieme i pezzi non mi ricordo più la sequenza delle porte, azz, la mancanza di abitudine!

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Calma, ce la puoi fare e, pian piano, simulando il percorso a terra (avete presente quei pazzi che a occhi chiusi, facendo finta di pagaiare e bisbigliando il percorso camminano simulando le traiettorie che faranno in fiume) sotto il Ponte Fabricio, le porte mi entrano tutte in testa. Ci si cambia e le sensazioni spiacevoli sono le stesse di tanti anni fa; secchezza delle fauci (bocca asciutta), le braccia che paiono aver perso ogni forza, tremito alle gambe, ANSIA, PANICO, PANICO!!! Provo a rendere complici i figlioli di queste mie sensazioni e mi becco una risposta lapidaria: “Sei fuori, è solo una gara”. Appunto, una gara, una GARA che già vado poco in canoa e vado a fare una GARA!

Riscaldamento: entro mezz’ora prima e inizio a pagaiare, provo le manovre, sciolgo i muscoli (muscoli?), qualche scatto per mandare su il cuore e mi concentro, non vorrei spendere le poche energie in mio possesso. Partono le varie categorie e poi tocca ai K1 senior. Parte prima Cippo, poi Romeo e quindi Appodia; poi tocca a me… dopo ‘sti 3 fenomeni sai che figura ci faccio, meno male che non c’è tanto pubblico. Lo speacker pompa sui tre Marinai che mi precedono: Campione del Mondo!, Campione Europeo!, atleta della nazionale… Questi sono atleti veri! Claudione Allevi, che parte dopo di me, stempera la tensione e mi strappa un sorriso urlando: “Ennoi chessemo finti?!”

“Si prepari il numero 218” dice il giudice di partenza, tocca a me, non si può tornare indietro. “30 secondi”… non partire veloce, non partire veloce, gestisci le energie! “15 secondi”… sfrega le mani sul paraspruzzi per togliere ogni traccia di sudore, respira, respira regolare! “10 secondi”… calma, calma, concentrati, non far schizzare il cuore! “5, 4, 3, 2, 1, via!!”… partito, senza foga e con ritmo regolare, sento lo speacker che parla di me del Canoa Club… l’accompagnatore, poi più nulla, solo il rumore della pagaia nell’acqua, il mio respiro e il battito del mio cuore. Porta 1, 2 e 3, sfalsate in discesa, sul piatto… non tirare, non tirare che dopo viene il difficile e sei spompato. La 4 in discesa, bella larga, ma parallela alla corrente, prendi quel filo, ecco; ne esco bene flettendo il busto sul palino di uscita per tenere la traiettoria giusta, attento c’è la 5, in risalita a destra.

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Mi butto dentro la morta e la canoa gira da sola! Stupooooooore! Magiche ‘ste canoe corte! Mi trovo dentro la porta che paio uno slalomista vero! Stai lì con la testa, 6 in discesa, tieni su la punta, fatta, poi la 7 risalita a sinistra, proprio sotto il ponte. E anche qui, senza quasi agganciare, mi trovo tra i palini… se avevo una 4 metri mi sa che era un po’ più dura! Comoda fare slalom adesso con queste canoe che fanno (quasi) tutto loro! Adesso viene il difficile: 8 in discesa in mezzo, basta tenere il traghetto in discesa… poi la 9 in discesa tutta a sinistra per poi fare la 10 in discesa sulla riva destra, una sky, ma la corrente è veloce, devi anticipare, devi anticipare!

Alla 8 pianto pure la coda e scarto a sinistra (Wow!) e arrivo sulla 9, ma sono un po’ in ritardo per la 10… dov’è la 10, maledetta! L’hanno spostata dopo l’apripista e io non l’ho vista bene (è sull’altra riva), ora è più centrale, molto più facile, ma io ho cannato la traiettoria! Faccio la 9 alla “Merano” perdendo un paio di secondi e la 10 è mia, poi 11 in risa a destra, …azz un po’ lungo nella morta, ma devo risalire meno di mezzo metro, sono fuori! Stai lì con la testa, sei a metà, gestisci lo sforzo! 12 e 13, due sky troppo facili, una attaccata all’altra. 14 risa a sinistra, ravano un po’ nella morta/non morta e poi traghetto e 15 in risa a destra, vai, vai!

16 in discesa, allunga, allunga la pagaiata, ora le porte si allontanano, poi 17 in risalita, ma la corrente sta calando, respira, respira! Sei quasi arrivato, la 18 in discesa e vedi il traguardo, dai, dai che è finità. Il cuore batte forte, il respiro è affannoso, la bocca amara, ho sete… magicamente ricompaiono i suoni, risento il sole e il vento sulla pelle bagnata. Esco dalla mia trance e sorrido… ce l’hai fatta, ce l’hai fatta, vecchio zuccone! E non sei andato così male, anzi, diobonino ma non ho toccato, non ho toccato, ho fatto netto! Cippo, sulla riva, mi sorride e mi dice: “Non ti ho visto male, hai gestito bene la gara”. Vi rendete conto! Cippo che mi fa i complimenti!? Cresco subito di dieci kili e, bello carico, mi preparo per la 2° manche (mi faccio pure un gatorade/powerade, come i veri atleti… ma come fanno a bere questa roba!).

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2° manche da dimenticare, gasato dalla prima parto a razzo (cioè un po’ più veloce) e finisco presto la benza, sbandiero una palina e arrivo lungo su quasi tutte le risalite… buona la prima. Escono le classifiche, sono ultimo, come previsto, non avevo illusioni ma “…tanaeva mi hanno dato un tocco nella prima”. No!!!!!!!!!!!!!! Non ho toccato, sono certo. Nella seconda manche ho peggiorato di 11 secondi, ma nella prima ho preso solo 8 secondi dal penultimo, ben più allenato di me: sono proprio soddisfatto!

I ragazzi non mi dicono nulla, commentiamo un po’ la gara e aspettiamo le premiazioni. Siamo arrivati secondi come società, si può andare agli Europei, grande! E il mio mattoncino ce l’ho messo, nel mio piccolo non mi sento solo più autista/cuoco/accompagnatore/infermiere/psicologo ma forse un po’ atleta, anche se gli altri non mi considerano certo nella loro elite. Posso (anzi, pretendo) di salire sul podio per i premi di società… anch’io ho fatto la gara!

E che gara, la più bella della mia vita, la gara perfetta… (ancora meglio di quella di tanti anni fa sul Savio, in cui ero terzo dopo la prima manche e arrivai quarto, scavalcato da un certo Francesco Salvato per un decimo di secondo) sono proprio contento. Non correvo contro gli altri, è evidente, correvo contro la mia età, i miei “lardominali”, la mia maledetta anca… vinceranno loro, è chiaro, ma a Roma ho vinto io! Poi a ottobre mi opero (dopo otto fottuti anni passati a zoppicare) magari mi rimetto un po’ in forma, chissà… a volte ritornano.

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